lunedì 31 ottobre 2011

Que Verguenza la Guerra! Che Vergogna la Violenza



"In Colombia, le donne e le ragazze sono spesso trattate come trofei di guerra. Vengono stuprate e sono soggette ad altri abusi sessuali da tutte le parti in conflitto, per ridurle al silenzio e punirle"

Con queste parole, Susan Lee, direttrice del programma Americhe di Amnesty International, ha lanciato il nuovo rapporto di Amnesty sul conflitto in Colombia intitolato "Questo è ciò che pretendiamo: giustizia! L'impunità per la violenza sessuale contro le donne nel conflitto armato in Colombia", che mostra come i diritti alla verità, alla giustizia e al risarcimento di coloro che hanno subito violenza sessuale continuino a essere negati dalle autorità.

Dopo l'incontro internazionale delle Donne in Nero a Bogota' Colombia, un gruppo di 22 donne italiane e spagnole sono andate a Buenaventura,porto sulla Costa del Pacifico nella regione Valle del Cauca dove la violenza contro le donne ha raggiunto tali livelli che si deve parlare di femminicidio. Si sono impegnate a rompere il silenzio sulla violenza contro le donne e l'impunità con cui agiscono tutti gli attori armati e hanno steso questa dichiarazione:

Noi Donne in Nero, che abbiamo partecipato al XV Encuentro internazionale di Bogotà, siamo femministe contro la guerra e ogni forma di violenza, crediamo nella rete di sostegno reciproco tra le donne contro l’invisibilità, il silenzio, l’impunità e la complicità di fronte alla violenza e ai crimini contro le donne.

Considerando che:

  • Le morti violente e gli abusi di ogni tipo contro le donne a Buenaventura sono aumentate in modo sostanziale e che le risposte istituzionali sono state insufficienti favorendo impunità e dimostrando complicità;
  • il conflitto armato, la militarizzazione della vita civile, la povertà hanno aggravato ogni violenza specifica contro le donne;
  • questa violenza tanto drammatica non colpisce solo i corpi e le vite delle donne, ma anche impedisce loro di esprimersi liberamente e di immaginarsi un futuro senza paura
  • la mancanza di riconoscimento e del rispetto della vita e dei diritti delle donne provengono da una visione sessista e patriarcale associata alla violenza sulle donne.

Esigiamo:

  • giustizia per le donne, l’applicazione di tutte le leggi nazionali e le convenzioni internazionali relative al riconoscimento dei diritti delle donne;
  • che i crimini commessi contro le donne in quanto donne siano riconosciuti come femminicidio e che questo sia assunto nella legge colombiana come lo esigiamo in tutti i paesi del mondo;
  • che le autorità garantiscano la partecipazione delle donne alla vita sociale, politica, economica, il loro “empowerment”, sostenendo concretamente le organizzazioni delle donne che agiscono in questo ambito;
  • che le istituzioni prendano le misure adeguate nel campo dell’educazione e della comunicazione per sradicare ogni discriminazione e ogni forma di linguaggio che giustifichino e aggravino la violenza contro le donne.

Noi donne attiviste della Rete Internazionale delle Donne in Nero, ci impegniamo a denunciare questa situazione e a farla conoscere a tutti i livelli, sollecitando le istituzioni nazionali e internazionali a far pressione sul governo colombiano affinché rispetti i diritti delle donne.
Diamo tutto il nostro appoggio alle organizzazioni delle donne colombiane per un processo di uscita negoziata dal conflitto armato.

Rapporto del viaggio a Buenaventura

Durante il loro soggiorno in Colombia hanno invitato Teresa de Jesus Aristizabal Sanchez a visitare l'Italia. Teresa è una delle fondatrici della Ruta Pacifica de las Mujeres e si occupa dei diritti umani delle donne in Colombia, in particolare dei diritti sessuali e riproduttivi. Ha svolto intenso lavoro con le donne colpite da violenza sociale e politica in contesti di conflitto armato. Durante il mese di Ottobre ha participato a riunioni in diverse città italiane.




Invitiamo tutti a unirsi a noi a rompere il silenzio sulla violenza sulle donne in Colombia: Invia lettere all'ambasciata Colombia Ecco un esempio:

lettera ambasciata Colombia






Il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
le donne in nero si uniranno alle donne della Ruta Pacifica nel esigere la fine
della guerra, della violenza, e dell'impunità. Unisciti a noi.

Ultime notizie dalla Libia “Liberata”

Abbiamo visto tutte e tutti le immagini dalla Libia “liberata” a colpi di bombe (tra 50.000 e 100.000 in circa otto mesi) e di che cosa si preoccupa Mustafa Abdul-Jalil, presidente del Comitato di Transizione Nazionale? Della distribuzione dell'acqua? Della ricostruzione di case, strade, ospedali? Del latte per i bambini?

No: il primo atto pubblico, il 23 ottobre 2011, è stato quello di dichiarare che in futuro le leggi libiche si baseranno sulla sharia, il codice islamico.

Ci spiace non sapere quale interpretazione verrà data della sharia, perché – come ci dicono le donne del WLUML (Women Living Under Muslim Law - Donne che vivono sotto le leggi Mussulmane):

Le leggi cosiddette islamiche, considerate conformi con la sharia, variano enormemente da paese a paese, provando così che sono fatte da uomini e non date da Dio. Inoltre includono elementi della cultura e delle tradizioni, che non hanno nulla a che fare con la religione, così come includono leggi coloniali quando queste si adattano meglio agli interessi del patriarcato locale.



Dove e quando è stata applicata la sharia, le leggi che ne sono derivate hanno colpito pesantemente i diritti delle donne: nel matrimonio, nel divorzio, nella poligamia, nell'eredità... tutto quello che riguarda la famiglia e la condizione di cittadine.

I diritti delle donne non fanno parte della democrazia?

E allora, perché i nostri paesi hanno fatto questa guerra?

Qualche sospetto ci è venuto leggendo che “nello stesso giorno in cui Gheddafi veniva ucciso, la marina militare [italiana] annunciava di aver ripristinato le strutture ENI per lo sfruttamento del gas libico e Finmeccanica riapriva, in Libia, lo stabilimento elicotteristico Agusta-Westland. ”

Del resto Sarkozy e Cameron hanno raccomandato agli imprenditori francesi e inglesi di andare in Libia e fare affari; si tratta di appropriarsi direttamente di quelle risorse che una volta erano ottenute attraverso accordi commerciali con Gheddafi. “Il suo petrolio alimentava gran parte dell'Italia automobilistica e il suo gas faceva funzionare, sempre nella Penisola, una buona porzione delle industrie. È ancora così. ”

Proprio cento anni fa, nell'ottobre del 1911, l'Italia iniziava la feroce guerra di conquista della Libia; adesso è tornata a suon di bombe con la NATO. Per di più la guerra attuale ha provocato grandi lacerazioni e conflitti anche all'interno della popolazione: il rais è morto, ma il paese è stremato e distrutto da una guerra civile non ancora conclusa. “L'odio seminato dalla presenza neocolonialista dell'Occidente provocherà ancora scontri e vittime."


Dichiarazione delle Donne che Vivono sotto le Leggi Mussulmane

76 laici e difensori dei diritti umani, tra cui Mina Ahadi, Nawal El Sadaawi, Marieme Hélie Lucas, Hameeda Hussein, Ayesha Imam, Maryam Jamil, Maryam Namazie, Taslima Nasrin, Farida Shaheed, Fatou Sow, e Stasa Zajovic hanno firmato un Manifesto per un Medio Oriente e Nord Africa liberi e laici. Alla luce dei recenti pronunciamenti del non-eletto Consiglio transitorio libico per le "leggi Sharia", le firmatrici del manifesto si oppongono con veemenza al dirottamento delle proteste da parte dell'islamismo o del militarismo guidato dagli stati uniti e sostengono in modo inequivocabile la richiesta di libertà e di laicità fatte da parte dei cittadini e in particolare delle donne della regione. La laicità è il presupposto minimo per un Medio Oriente libero e per il riconoscimento dei diritti e dell'uguaglianza delle donne.

Per sostenere la campagna:
Firma la petizione www.change.org/petitions/world-citizens-defend-a-free-and-secular-middle-east-and-north-africa

lunedì 3 ottobre 2011

XV Encuentro dell Donne in Nero: Provocazioni e Workshops




Alcune sessioni del Encuentro sono state divise fra provocazioni e workshops.

Qui sotto sono elencati le provocazioni e i workshops, cliccando un link si apre il rapporto:

Provocazioni






Workshops


Poi c'erano lavori di gruppo, divise per aree regionali, con l’obiettivo di fare il punto sulla situazione attuale delle donne che vivono “dentro” il conflitto armato. Le alternative e le sfide della rete delle Donne in Nero. Le Din Italiane hanno participato nel gruppo di Europa e i Balcani.

domenica 2 ottobre 2011

Racconto del XV Encuentro in Bogotà 15-20 agosto 2011


Questo racconto è stato costruito a partire dagli appunti e ricordi di Sue, WiB di Londra, e di Marianita, Giuliana, Odilla, Giannina, Manuela, Barberina, Mariangela, Anna, Elisabetta, che hanno partecipato all’Encuentro.

Le partecipanti internazionali sono state accolte all’aeroporto, un’accoglienza incredibilmente calda che ha dato il tono dell’intero evento (e Shima e Erica – le meravigliose organizzatrici della Ruta Pacifica – hanno passato tre giorni all’aeroporto per dare il benvenuto a donne da 15 paesi).

Sono venute circa 300 donne, 200 da 9 regioni della Colombia e circa 100 da: Belgio, Bosnia Erzegovina, Repubblica Popolare del Congo, Ecuador, Honduras, India, Israele, Italia, Palestina, Perù, Serbia, Spagna, UK, Uruguay e USA. Il contingente più grande è arrivato da Italia e Spagna.

Lunedì 15 agosto

Il benvenuto ufficiale per le donne internazionali si è svolto presso l’hotel Augusta, dove siamo alloggiate, lunedì 15, con 4 artiste mime-fate (Las Mima-Hadas) che hanno offerto fiori a ogni donna, ci hanno legato braccialetti neri al polso (eravamo invitate a esprimere un desiderio che si sarebbe avverato alla rottura del braccialetto); all’atto della registrazione ci è stata consegnata una borsa piena di regali (saponette, mappa di Bogotà, il programma, il badge, ecc. – tutto con il bel logo dell’ Encuentro). Così l’accoglienza è stata meravigliosamente calda, e ha superato le barriere linguistiche.

Martedì 16 agosto

Il martedì è iniziato con il benvenuto in tarda mattinata per le donne colombiane presso il loro albergo, l’Hotel Dan; a ciascuna è stato dato un rametto di olivo e regali, una donna per ciascuno dei 9 distretti ha portato un simbolo della propria regione (Bogotà, Bolivar, Antioquia, Santander, Risaralda, Chocò, Cauca, Valle del Cauca, Putumayo).

Pranzo, come anche nei giorni successivi, tutte insieme all’Hotel Dan.
Poi c’è stato l’atto inaugurale nella sede del convegno, il Centro culturale Gabriel Garcia Marquez, con il rituale di benvenuto da parte delle donne colombiane alle Donne in Nero del mondo: sulla pedana del palco ci sono fasci di rose e una rete con origami di fiori e farfalle; una donna per ognuno dei 15 paesi rappresentati ha formato un circolo e ha spento una candela mentre Clara (di Medellin) suonava le campanelle della pace.

Abbiamo assistito alla proiezione del bel video di Sofia Segura di Siviglia sui convegni passati delle DiN, abbiamo ascoltato un “canto di amicizia” e la lettura di un poema di denuncia del militarismo, entrambi della Colombia, donne colombiane hanno dato una rosa gialla a ciascuna delle internazionali: il giallo è il colore della verità – è stato detto – e per le colombiane è importante che si faccia verità sul conflitto armato.

Alla fine Marina Gallego, Coordinatrice Nazionale della Ruta Pacifica in Colombia, ha aperto l’Encuentro con un’introduzione che a nome della Ruta e delle DiN colombiane esprimeva la gioia di vedere presenti – in un paese in cui è in corso un conflitto armato e dopo tanti anni di impegno faticoso per organizzare il convegno – donne da tutto il mondo che si oppongono ai militarismi.

Sottolineava poi che il patriarcato, cui il femminismo si oppone, è cultura militarista, logica amico-nemico, autoritarismo, controllo verticale della società; in Colombia il conflitto armato prosegue da circa 50 anni, associato a militarismo e delazione. Vogliamo ribellarci reagendo in modo creativo, con l’empatia, la solidarietà, il femminismo. Il militarismo aumenta il rischio per le donne: le donne quindi devono essere unite per negoziare la fine delle cause strutturali della guerra. Qui esprimeremo le nostre denunce, gli effetti sulla vita, sulla società e specialmente sulle donne. Qui rafforzeremo la resistenza contro le guerre. Rifacendosi all’esperienza non solo delle donne colombiane, ma in generale dell’America Latina, accennava ai temi chiave:
  • Ribellione: capacità di reagire anziché disperarsi
  • Empatia e solidarietà
  • Capacità di agire unite rispetto alle cause strutturali della guerra: discriminazioni, razzismo, xenofobia, capitalismo, patriarcato
  • Rafforzamento delle DiN a livello locale, nazionale e internazionale
  • Ricerca di soluzioni negoziate al conflitto armato in Colombia col sostegno delle DiN.

Prima di iniziare con le relazioni, Shima Pardo, responsabile degli aspetti organizzativi, dà informazioni e consigli per i prossimi giorni; quindi Clara Inés Mazo, che insieme a Silvia Luna curerà la regia di tutto l’Encuentro, spiega il ruolo delle “Mima-Hadas” (o mimadas) che animeranno tutte le plenarie: “Mimas” perché tutte noi Donne in Nero abbiamo scelto il nero e silenzio perché i nostri corpi e i nostri gesti parlino; “Hadas”, cioè Fate, perché sono donne fantastiche che ci accompagnano nei nostri sogni, che ci proteggono; in Colombia la parola “mima-hada” indica una donna a cui piace molto l’affettuosità, l’amore, essere toccata e coccolata e a noi questo piace molto.

  • Piedad Cordoba [avvocata, fino a poco fa senatrice nel Congresso di Colombia] ringrazia la Ruta Pacifica per averla invitata, per il suo operato e per aver organizzato questo incontro a Bogotà, ringrazia tutte le partecipanti all’incontro.
  • Dal dibattito che è seguito, con le mimadas che portavano il microfono nella sala, mimando varie scene e un balletto.
Marina Gallego: ringrazia Dareen per averci illustrato la situazione palestinese e invita per domani alle 7.30 ad una colazione di lavoro all’Hotel Augusta con Piedad; è una donna molto minacciata e come Ruta Pacifica credono necessario darle protezione; vogliono sentire noi e chiedono il nostro appoggio.

Il pomeriggio si conclude con i canti di una donna, che viene presentata come molto vicina alle Donne in nero e capace di coinvolgere; è accompagnata con vari strumenti da due uomini.


Mercoledì 17 agosto

Colazione di lavoro con Piedad Cordoba si svolge nell’albergo, alle 7.30, la colazione con Piedad, che è stata illegalmente espulsa dal Congresso per la sua posizione sulla pace.


Marina Gallego e altre: si propone di firmare un testo di appoggio al lavoro di Piedad al termine dell'Encuentro, testo da far circolare anche in altri paesi. Ci sono già lettere di sostegno, firmate da nomi importanti, come Rigoberta Menchu, Isabel Allende, le Madres de Plaza de Majo.

[Nei giorni seguenti, a seguito del precipitare della situazione di Piedad, costretta a lasciare il paese in seguito ad accuse e minacce sempre più pesanti, si decide di non prendere subito posizione come internazionali, aspettando dalle donne colombiane, che seguono da vicino gli eventi, suggerimenti sui tempi e modi per farlo.]

Riprendiamo nella sede del Centro Culturale dove si svolge l’Encuentro; all’inizio dei lavori abbiamo visto il film delle WiB di Londra e quello delle Madri del Parco Laaleh a Teheran.


Mariangela Santini ha presentato la testimonianza delle donne italiane (gruppo "Donne NO dal Molin" e "Donne in rete per la Pace") contro la base USA a Vicenza, donne che da 5 anni ormai portano avanti questa lotta.

Testimonianze internazionali su situazioni di guerra e post guerra

In apertura appaiono le mima-hadas, che si muovono nella sala suonando vari strumenti. Introducendo le relatrici, Clara precisa che il primo intervento sarà fatto a nome anche delle Donne in nero del Nepal, che non sono potute venire perché avrebbero dovuto essere accompagnate dai mariti.

Clara commenta che è stato un tempo di ascolto duro, che fa male al cuore.

Seguono Cibo per il Pensiero – Provocazione e workshops

Giovedì 18 agosto

Inizia con il video Zombies, del gruppo Granberries, UK, poi il grande video Mujeres de Negro (Colombia); canti e parole; riprese dalle vigils di Medellin, ogni ultimo martedì del mese, con molte manifestazioni su tematiche diverse: protezione dalla violenza, aborto, diritti di bambine e bambini, giovani donne… ; poi scene da Yolombò, piccolo paese nel nord dell’Antioquia e dall’Università di Antioquia, perché sia un luogo di libero pensiero e non un fortino di guerra. Dalla sala si levano canti e slogans, molti di quelli ascoltati nel video.

Clara e Patricia Tough annunciano che Jenny Escobar Iglesias oggi pomeriggio sarà nominata Donna dell’anno dell’Uruguay, come donna in nero e la ringraziano perché ha scelto di essere qui anziché andare a ricevere il premio.

Jenny: ringrazia, da cuore a cuore, le DiN spagnole che le hanno insegnato cammino di pace e le israeliane che sono state le prime. Rende omaggio alle colombiane, che rischiano la vita.

Molte la abbracciano, poi c’è un atto simbolico delle mima-hadas.

Seguono testimonianze da Israel, i Balkani e America Latina

C’è un nuovo atto simbolico delle mimadas e si prosegue con Cibo per il pensiero – Provocazione e workshops.

La sessione si conclude con un breve video della Ruta regionale di Santander: giovani, donne, avvocate hanno lavorato sulla violenza sessuale.

Dopo il pranzo all’Hotel Dan, si riprende nel pomeriggio con un canto di donne del Chocò e un rituale di protezione, un video di Rosario Flórez con la canzone spagnola contro la guerra “No duraría”, un saluto delle mimadas.

Marina Gallego comunica che per questa sera sarà pronta la lettera da firmare a sostegno di Piedad Cordoba e che domani mattina ci sarà una riunione con alcune ambasciate e le Nazioni Unite; parteciperanno 12 donne, 7 internazionali, è importante che ci sia una donna dagli Stati Uniti. Sollecita tutte ad acquistare la maglietta preparata dalle donne del Chocò, da indossare alla manifestazione di domani; alle donne colombiane viene offerta dalla Ruta Pacifica.

Seguono Cibo per il pensiero – Provocazione e lavori di gruppo

Ritorniamo in plenaria, c’è un canto (Mambrù va alla guerra) poi vengono chiamate le relatrici per i vari blocchi di paesi.

In plenaria sono stati restituiti a tutte i lavori dei gruppi di cui sopra, poi le Mima-Hadas hanno introdotto con un atto simbolico la chiusura del nostro Encuentro.

Clara chiama sul podio Silvia Garcia, che era tra le persone incaricate di raccogliere le idee: molto felici di tante proposte concrete; rafforzarsi e coordinarsi è importante; come organizzatrici dell’Encuentro si impegnano a raccogliere tutto in un documento che riporti la forza vissuta qui. Cercheranno di rendere vive le proposte, di raggiungere i media, perché di qui esca una grande azione sui governi e sui parlamenti. Domani ci lasciamo, ma continueremo ad operare contro guerre e militarismi.

E’ stata letta la dichiarazione finale:

DeclaracionFinal_Italiano[2]

Ci sono molti applausi, slogans, una standing ovation. Le donne di Santander girano per la sala e danno a tutte le internazionali una bambolina di lana, simbolo della resistenza pacifica delle donne.

Clara chiama Patricia, a nome della commissione che ha preparato la dichiarazione finale, perché riferisca che cosa è stato detto sul prossimo incontro internazionale: India, già indicata a Valencia, oppure Uruguay; hanno pensato anche agli Stati Uniti, dove però le DiN non si sentono pronte. Corinne interviene per proporre l’Uruguay, ricordando il gesto eccellente con cui lo scorso anno si è messo da parte; Jenny risponde che lì hanno una struttura e molto sostegno, ma è bene andare in India, così tocchiamo tutti i continenti.
C’è stata un po’ di discussione e alla fine si è deciso per l’Uruguay.

E’ quindi iniziato il rituale di chiusura e protezione delle donne, ci sono stati gli Alabaos (canti tradizionali) delle Donne del Chocò, Colombia. A ognuna di noi è stata consegnata una girandola colorata, e – da parte delle donne del Cauca – un pacchettino contenente i principali semi della sovranità alimentare colombiana, da portare il giorno successivo nella manifestazione conclusiva.
Una donna del Cauca parla della resistenza pacifica di tante contadine della regione, che difendono la loro autonomia nel coltivare rispetto all’oppressione dei soldati.
Una donna del Putumayo – da cui sono state portate le lettere che ci vengono date – parla dei testi scritti da donne vittime di sofferenze e dolore: sono lacci di solidarietà.
Dal Chocò sono stati portati i canestri, dalla Valle del Cauca le farfalle-girandole che ripetono un rituale cui partecipano bambine/i di tutte le classi sociali.
Dopo i ringraziamenti conclusivi di Marina Gallego Paula Rios ha cantato “Mujeres de Negro” e la sala la ha obbligata al bis.

Alla sera abbiamo danzato con musica latinoamericana live eseguita da un gruppo di donne, “Grupo de mujeres AguaSalà” fino alle 2.00.

Venerdì 19 agosto

Manifestazione! Circa 300 donne con striscioni e cartelli in molte lingue e farfalle e fischietti, con il viso dipinto come nel manifesto dell’Encuentro e indossando le magliette dell’Encuentro, si sono incamminate dal nostro hotel fino alla piazza davanti alla chiesa di S. Francesco, poi si sono allineate deponendo un enorme quilt [un enorme striscione composto da tanti quadrati diversi] e altri striscioni e simboli, anche croci e bare che rappresentavano le donne che sono morte. Una donna vestita da farfalla – che simboleggia la speranza – danzava una rappresentazione di strada. Hanno parlato donne di ogni parte della Colombia, e intorno si affollavano persone per vedere e sentire.



Potete scaricare il racconto.