martedì 12 giugno 2012

Giornata del Bracciale Bianco con le Donne in Nero di Belgrado

La campagna «Giornata del bracciale bianco» ha lo scopo di dare voce alle vittime delle atrocità di massa in tutto il mondo nella loro lotta per la verità, la dignità e la memoria.


Si possono trovare altre informazioni su questa campagna su: stopgenocidedenial.org o sulla pagina Facebook http://www.facebook.com/StopGenocideDenial.


Oggi, il 12 giugno 2012 l'associazione delle famiglie delle persone scomparse dal comune di Prijedor presenta il libro Gli Innocenti.In più di 400 pagine, il libro elenca i nomi e i dati personali di 3173 persone uccise e scomparse a Prijedor dal 1992. al 1995. 
 
Le donne in nero di Belgrado e della rete Serba lavorano perché non vengano dimenticate le vittime dei crimini commessi nei conflitti della ex-Jugoslavia. Hanno chiesto ai gruppi delle donne in nero della rete internazionale di unirsi alla campagna che stavano organizzando con le donne di Prijedor in Bosnia Erzegovina per il 31 maggio, per ricordare il 20° anniversario di tutti i crimini di guerra a Prijedor. La vigil è stata proibita dalle autorità municipali alle donne di Prijedor.


Noi raccogliamo oggi la loro richiesta e diffondiamo le informazioni che ci hanno dato.


Il 31 maggio 1992, le autorità serbo-bosniache a Prijedor, una città del nord-ovest della Bosnia Erzegovina decretarono che tutti i non-Serbi dovevano contrassegnare le loro case con una bandiera o un drappo bianco e portare un bracciale bianco quando uscivano di casa. Era il primo giorno della campagna di sterminio che portò a uccisioni, campi di concentramento, stupri di massa e infine alla partenza di oltre il 94% dei Bosniaci musulmani e dei Bosniaci croati dal territorio della municipalità di Prijedor.

Era la prima volta - da quando un decreto nazista del 1939 che ordinava agli ebrei polacchi di portare un bracciale bianco con la stella di David blu - che dei membri di un gruppo etnico o religioso venivano marchiati così per lo sterminio.

Dei membri della Missione di sorveglianza della Commissione europea hanno testimoniato che, mentre visitavano un villaggio misto serbo/musulmano nell’agosto 1992, avevano visto che le case musulmane erano contrassegnate da una bandiera bianca per distinguerle dalle case serbe. La campagna di persecuzione dei non-Serbi che ne seguì, è stata giudicata dalla Corte penale internazionale per l’ex-Jugoslavia come rientrante in un actus reus di genocidio.

Migliaia di persone sono state uccise, detenute, torturate, deportate o violentate e la comunità conosciuta come Prijedor è cambiata per sempre.

La Bosnia Erzegovina è oggi un paese che funziona sulla base di un accordo di pace firmato nel 1995 che ha lasciato Prijedor in mano ai Serbo-bosniaci. Le vittime della campagna genocida eseguita a Prijedor non hanno ricevuto alcun riconoscimento per le loro sofferenze da parte delle autorità municipali. Il sindaco e il governo locale rifiutano di riconoscere pubblicamente i crimini commessi a Prijedor malgrado le numerose sentenze di tribunali internazionali e locali. Dei memoriali che onorino le vittime di questi crimini sono stati proibiti e l’accesso ai luoghi delle loro sofferenze rifiutato.

Che il 31 maggio sia il giorno delle voci delle innumerevoli vittime colpite per la loro razza, etnia o idea politica.

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