domenica 8 febbraio 2015

GIORNATE DELLE MEMORIE

 
La mia grande lezione da Auschwitz è: chi vuole disumanizzare l'altro deve prima essere disumanizzato. Gli oppressori non sono più veramente umani, qualunque sia l'uniforme che indossano.

Hajo Meyer 12 agosto 1924 – 23 agosto 2014

 


Il 27 gennaio ricorda la data in cui, nel 1945, venne liberato il campo di sterminio di Auschwitz, uno dei luoghi più tragici dell'olocausto nazista. Il termine olocausto viene usato per descrivere il genocidio sistematico che portò alla deportazione e allo sterminio di 6 milioni di ebrei, 500.000 rom e sinti, oltre a migliaia di comunisti, lesbiche, gay e transessuali, malati di mente, pentecostali, testimoni di Geova, sovietici, polacchi e altre popolazioni slave.

Nel suo libro I sommersi e i salvati Primo Levi, sopravvissuto al lager di Auschwitz, riflette sul dovere e sulla difficoltà del portare testimonianza di eventi tanto terribili e scrive: 

 “È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire. Può accadere, e dappertutto”.

Purtroppo nei decenni successivi i massacri sono continuati in molte parti del mondo, troppo spesso senza ottenere attenzione: dall'Indonesia all'Algeria, dall'Afghanistan al Guatemala.... Ancora adesso avvengono grandi stragi, come in Nigeria o in Libia, in Siria o a Gaza o in Iraq, e anche se ce ne arriva notizia, non trovano sufficiente eco nelle nostre menti e rischiano di essere dimenticate il giorno dopo.

Queste tragedie sono state realizzate dalla ferocia di governi, apparati militari e ogni sorta di attori armati, ma non sarebbero state possibili senza consenso, complicità o indifferenza diffusa. Perciò è necessario che ciascuna e ciascuno di noi si assuma invece la responsabilità di prestare attenzione e sentire che quanto succede ci riguarda. Occorre serbare memoria per cercare di comprendere la storia e i percorsi che hanno portato a quegli orrori; farne un uso onesto è quanto ci può permettere di evitare che si ripetano.

Con Primo Levi siamo convinte che 


“Neppure è accettabile la teoria della violenza preventiva: dalla violenza non nasce che violenza, in una pendolarità che si esalta nel tempo invece di smorzarsi.” 
(Primo Levi, I sommersi e i salvati).

Perciò siamo anche convinte che è nostra responsabilità costruire alternative nonviolente, lavorando giorno dopo giorno per cercare di inceppare i meccanismi della produzione e dell'uso delle armi, delle politiche di guerra, di conquista e sfruttamento, della esasperazione delle ingiustizie nel nostro paese e in ogni parte del mondo.

Insieme alla tragica memoria del 27 gennaio rispettiamo tutte le altre memorie di dignità umana offesa, impegnandoci contro ogni forma di violenza e discriminazione di carattere etnico, religioso, politico e di orientamento sessuale.

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