giovedì 5 marzo 2015

Il corpo della donna non è un'arma di guerra




"Non voglio essere etichettata come una vittima."

Così ha detto una delle 32 donne provenienti da Siria ed Iraq che si sono riunite a Istanbul per una conferenza da 26 al 28 gennaio.
 

L'obiettivo della conferenza è stato quello di porre fine all'uso della violenza sessuale come arma nei conflitti nella regione della Siria/Iraq. Le donne sono in grande aspettativa, forti e determinate. Fanno sentire le loro voci dove gli altri tacciono. E sono attive sostenendo i diritti umani dove molte organizzazioni internazionali non osano andare.

L'evento è stato organizzato dalla Lega internazionale delle Donne per la Pace e la libertà e da MADRE, (una ONG statunitense che lavora per i diritti umani delle donne) con il finanziamento del Ministero degli esteri britannico. Le partecipanti stanno lavorando in aree controllate da ISIL (Stato Islamico) o dai governi di Siria ed Iraq. A volte in pericolo reale per la vita, ogni giorno documentano crimini di violenza per poter chiedere giustizia in una data successiva.

""Le armi non crescono sugli alberi!" : gli interessi occidentali fomentano conflitti, crisi e guerra

Viaggiare a Istanbul era molto rischioso per molte donne, ma per loro era estremamente importante prendere parte alla conferenza. Hanno voluto raccontare le loro esperienze ed elaborare richieste per la comunità internazionale. Alla fine della conferenza, i risultati sono stati presentati a rappresentanti diplomatici di vari paesi.

Le partecipanti hanno analizzato le cause dei conflitti in Iraq e Siria. Secondo questa analisi, particolare importanza è data al vuoto politico che ha aiutato i gruppi militanti come ISIL a salire al potere. Anni di occupazione e di intervento coloniale da parte degli Stati Uniti e altre potenze occidentali hanno creato questo vuoto. Processi di radicalizzazione sono stati messi in moto.  


In questo modo, i conflitti hanno alimentato violazioni dei diritti umani delle donne nel contesto di una società fortemente patriarcale. Per questo motivo, le attiviste chiedono soluzioni politiche della comunità internazionale oltre all'assistenza finanziaria. Una misura sarebbe il divieto di importazione di armi poiché, come ha detto una giornalista siriana: "Le armi non crescono sugli alberi, ma sono trasportate attraverso le frontiere!." E l'Occidente gioca qui un ruolo decisivo

Crisi Siria-Iraq sta distruggendo il settore sanitario:


Aiuti a breve termine non forniscono una soluzione a lungo termine! Le attiviste chiedono anche investimenti nel settore sanitario. Una donna ha raccontato la situazione in Siria, sostenendo che il governo e le organizzazioni terroristiche costituiscono entrambi un pericolo per la popolazione generale. Il governo sta sistematicamente uccidendo i suoi cittadini e distruggendo il sistema sanitario. Su 5 milioni di persone che necessitano di assistenza sanitaria, 3 milioni non ricevono niente. Inoltre, le attiviste criticano gli aiuti a breve termine delle organizzazioni internazionali. A lungo termine la loro efficacia è carente. Per esempio, non prevede il pagamento degli stipendi ai professionisti sanitari locali. L'ultimo ospedale di Aleppo è minacciato di chiusura, poiché non c'è denaro per pagare i salari e i costi operativi che ammontano a circa 70.000 dollari al mese.

Numerosi stupri e altri casi di violenza contro le donne; poche offerte di assistenza psicosociale

In un workshop tenuto da Medica Mondiale, una ONG che supporta le donne e le ragazze che hanno subito violenza sessuale, si potrebbero condividere esperienze e conoscenze relative alle varie opportunità e sfide di svolgere assistenza psicosociale in zone di guerra. Le donne hanno sottolineato quanto poca assistenza psicosociale sia disponibile. Hanno descritto un enorme bisogno di esperti di formazione per attiviste e operatori sanitari: personale specializzato, spazi sicuri per le sopravvissute e sostegno psicosociale a lungo termine sono necessari più di qualche sessione di counselling. Nei campi profughi, purtroppo, c'è una mancanza di sostegno psicosociale e misure preventive.

Stigmatizzazione dello stupro: un problema enorme per sopravvissute e organizzazioni umanitarie

Una delle cause per la mancanza di offerte di sostegno secondo alcune attiviste è la forte stigmatizzazione sociale della violenza sessuale. "L'assistenza" dal governo per le superstite potrebbe in realtà portare a ulteriore stigmatizzazione perché spesso include controlli di verginità.

Alla fine della conferenza le partecipanti hanno fatto le seguenti raccomandazioni per affrontare la violenza sessuale in Iraq e la Siria.

  •   Aumentare l'accesso ai servizi medici e psicosociali per le donne sopravvissute alla violenza. Garantire sostegno per servizi esistenti e collegare le sopravvissute con servizi attraverso reti di riferimento sicure e programmi che garantiscano l'accesso per le donne, nonostante la mobilità limitata.
  •  Consolidare sforzi con le organizzazioni internazionali per migliorare la partecipazione delle organizzazioni locali in progetti internazionali e meccanismi internazionali per i diritti umani. Collegare le organizzazioni internazionali alle organizzazioni di base è necessario al fine di rendere la pianificazione e supporto il più vicino possibili ai bisogni esistenti.
  • Esercitare pressioni sui governi per emendare le leggi discriminatorie nazionali e introdurre nuove leggi per fermare l'impunità e proteggere le donne da stigmatizzazione, molestie e delitti d'onore.
  •  Fornire supporto tecnico per colmare le lacune tra le legislazioni nazionali e gli standard internazionali dei diritti umani. Tale sostegno dovrebbe includere programmi di sensibilizzazione legale per tutte le parti interessate, redazione di schemi giuridici adeguati per riformare sistemi attuali che discriminano le donne.
  •  Fornire corsi di formazione per attiviste e organizzazioni sul supporto psicosociale e sanitario per le superstiti delle violenze, sulle procedure per intervistarle e documentare i crimini di violenza sessuale.
  • Sviluppare strategie di empowerment che assicurino la riabilitazione dei sopravvissuti di violenza sessuale attraverso i programmi di reinserimento psico-sociale, economica e sociale. Rafforzare la capacità dei gruppi di diritti delle donne a sostenere i diritti delle donne e i bisogni delle superstiti.
  • Fornire supporto tecnico, finanziario e logistico per programmi mirati sulla riforma dei media affinché le donne non siano più presentate come vittime.
 
Spesso sentiamo le parole "dobbiamo fare qualcosa" per giustificare l'ennesimo ricorso alla guerra. Qui vediamo le richieste concrete dalle donne più direttamente coinvolte in una crisi. È chiaro che vedono gli interventi militari come parte, o addirittura la causa principale, del problema, non la soluzione.

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